La Storia e le storie

E' vero che Il Nome della Rosa è stato girato alla Sacra? Quante volte ci è stato chiesto da qualche visitatore che, con il naso all'insù, cercava di scorgere la fine dello scalone dei morti e di capire cosa l'aspettava nella luce abbagliante oltre il varco del Portale dello Zodiaco. Questo è quello che scrive Umberto Eco in una lettera al Rettore dell'Abbazia datata il 20 febbraio 1995. "Caro Rettore ...

DA MANOSCRITTO TROVATO IN CASA

Dopo il rovesciamento di una macchina tedesca nel bosco e l’uccisione di due militari tedeschi, arrivano a S. Pietro camions di tedeschi, che si portano sul luogo del delitto.

Quattro tedeschi, armati fino ai denti, arrivano alla Sacra. Uno suona la campana, gli altri fanno la guardia. Un rosminiano s’affaccia con prudenza alla finestra: “Scendere, tutti fuori” fu il comando del tedesco.
Il capo, mano armata d’un pistolone lungo lungo, che faceva rabbrividire, alla cintola bombe a mano, negli occhi lampi di fuoco, si rivolge a uno di noi (Riboldi):
– Dove essere capo?
– Che capo?
– Capo vostro e altre ragazze!
– Scusi, signorine non ce ne sono.
– No, vostri camaradi! Io volere capo.
Con prudenza, Riboldi cercò il Rettore, sempre col timore che fosse ritenuto per un “ribelle” e spedito all’altro mondo.

Capo tedesco a Rettore:
– Voi avere ospitato qui inglesi e banditi!
– No,vi sbagliate!
– Meglio per voi dire verità. Stamattina avere visti due banditi venire casa vostra.
– No, era la processione da S. Ambrogio.
– Chi essere processione, uomo o donna?
– No, erano duecento persone circa.
– Se non essere vero, fare male per voi, molto male.
– Caro mio, questa è verità.
– Lasciare “caro mio”. Anche Badoglio dire “caro mio” e poi tradire.

Arriva un soldato della requisizione con un caricatore di fucile 91 con inseriti tre bossoli vuoti: era un caricatore della guerra 1915-18 che serviva come fermacarte.

– Ecco, ecco, voi avere avuti banditi. Queste sparate ieri, essere fresche, uccidere capitano.
– Caro mio, vi sbagliate.
– Avere detto lasciare “caro mio”.

La discussione continua.
Il capo manda uno di noi a radunare tutti. Pensavamo che ci lasciasse liberi, invece un comando secco:
– Giù, giù, tutti con noi, solo vecchio (Verzotti) restare a custodia.

Ci conducono a S. Pietro, ci mettono in mezzo al piazzale, davanti all’Albergo Perotto, dove sono incolonnati i camions dei soldati.
Sono le 15,30. Siamo in mezzo a soldati armati fino ai denti.
Di fronte a noi una squadra di essi sembrano pronti per l’esecuzione.

Segue la disposizione in fila di venti soldati di fronte a noi: ci vediamo perduti. Sul più brutto di questi eventi, il colonnello fa chiamare il Rettore. Tutto rimane sospeso. Dopo 10 minuti di vivace disputa, viene la decisione: tornare al monastero; resteremo illesi; fra 15 minuti dobbiamo andare nella cantina (della Sacra), perché la borgata di S. Pietro sarà bombardata. Assistemmo, ma al sicuro, al bombardamento della borgata.

Alle 24, dopo il canto del Te Deum, potemmo posare il capo stanco sui cuscini. Sognammo: fucili, spari, soldati, sangue, macerie, per tutta la notte. E una particolare menzione sulla stampa locale del 27 maggio diceva:

Per “premurosa ospitalità” ai banditi e ai prigionieri inglesi, per essere stati “detentori di ingente materiale bellico” noi solo risparmiati, noi e il monastero, per la magnanimità del Comando tedesco, al quale vada una lode cordiale e sincera come la loro denuncia. 

PADRE ROMANO

Articolo precedentemente pubblicato su Sacra Informa Settembre 2009 (Anno 17 (15) n. 2)

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