La Storia e le storie

E' vero che Il Nome della Rosa è stato girato alla Sacra? Quante volte ci è stato chiesto da qualche visitatore che, con il naso all'insù, cercava di scorgere la fine dello scalone dei morti e di capire cosa l'aspettava nella luce abbagliante oltre il varco del Portale dello Zodiaco. Questo è quello che scrive Umberto Eco in una lettera al Rettore dell'Abbazia datata il 20 febbraio 1995. "Caro Rettore ...

Le fasi che appaiono più significative per l'impianto, la crescita e l'affermazione dell'abbazia benedettina di San Michele della Chiusa possono essere così riassunte:

  1. la fase preromanica e ottoniana;
  2. la fase protoromanica;
  3. la fase del maturo romanico;
  4. la fase del primo gotico;
  5. la fase del gotico maturo.

La fase preromanica e ottoniana

Costituita ormai dalle sole tre cappelle sottostanti la basilica, è importante per una serie di motivi tra cui primeggia certamente questo: quei tre ambienti ci documentano la nascita e gli albori dell'insediamento regligioso e sono pertanto l'unica traccia, a oggi studiata e pubblicata, delle celle per il culto religioso di quel primitivo insediamento, sorto quasi certamente come romitaggio e da cui trae la sua origine la grande abbazia.
Non va escluso che in futuro gli accertamenti in corso da parte degli archeologi consentano di individuare, in ambienti diversi conservati sotto le strutture oggi esistenti, tracce superstiti proprio di quegli stanziamenti di romiti menzionati nella Chronica.

Questi oratori affiancati, sorti in tre distinti momenti di una stessa epoca, forse a distanza di non molti anni l'uno dall'altro, sono pervenuto a noi, pur nelle precarie condizioni oggi visibili, grazie principalmente all'uso improprio cui furono per lunghi secoli destinati. Ma all'epcoca di Benedetto II essi funzionavano tuttavia come cappelle riservate, cui non aveva accesso la generalità delle persone. Ritrovate nella loro specifica entità solamente nel corso dei lavori tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo secolo, queste celle furono in effetti messe in luce chiaramente solo all'epoca di Umberto Chierici che le pubblicò nel 1966.
Sulla consistenza a fini di culto dell'epoca più antica, ritengo si debba riflettere su alcuni aspetti che ci inducono a pensare che oggi noi non conosciamo tutto quanto esisteva di edificato prima che si avviassero che costruzioni dell'XI e del XII secolo. Infatti le tre cappelle superstiti sono a un livello che non corrisponde all'apice del colle (oggi visibile presso il pilastro polistilo isolato nord-occidentale tra la navata centrale e quella di sinistra). Uno degli assunti del processo insediativo di chiese dedicate nell'alto medioevo a San Michele è proprio quello di costruire la cella nel punto più elevato del colle individuato: di quella cella pertanto, se mai esistita, oggi non resterebbe documentazione, mentre resta traccia di percorsi almeno parzialmente gradinati, conservati su punti più o meno elevati, in parte emersi degli scavi di D'Andrade. Ritengo infatti che la scaletta che oggi scende alla cappella meridionale possa ascendere a quella primitiva fase insediativa e che sia stata riscoperta già all'epoca della chiesa dell'XI secolo che vedremo in seguito.

Clara Palmas considera a questo proposito i legami esistenti tra queste cappelle e altri insediamenti altomedievali che presentano delle specifiche analogie, citando san Pietro di Montmajour.

Pino Carità, Architetto
Sabato 20 Maggio 1995

Sede: c/o Sacra di San Michele
Via alla Sacra, 14 - 10057
S.Ambrogio di Torino (TO) 

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