Per saperne di più in merito a Domenico Carutti di Catogno, il rimando obbligato è al sito della Treccani, dove sono disponibili tutte le informazioni sulla sua vita e sulla sua produzione letteraria.
Dalla raccolta dei suoi racconti di gioventù, pubblicati in prima edizione nel 1847 e in seconda edizione (rivista e corretta dall'autore) nel 1861 con il titolo di "Gioventù. Racconti", è tratta la seguente narrazione, che offre un'interessante testimonianza della Sacra vista da uno scrittore dell'Ottocento durante una scampagnata d'agosto...
Riprende da La Sacra per... un autore nel 1847 (III)
Dopo il racconto di Carlo, fatti al Rettore i dovuti ringraziamenti delle liete accoglienze, partimmo dalla Sacra per diversa via da quella fatta il mattino, e discendemmo per sentiero ancor più ripido al villaggio di Sant'Ambrogio; colà rivolto un ultimo sguardo all'aerea badia, per la strada maestra c'incamminammo per Avigliana.
- Giorgio, disse Alberto, non vi par egli che la leggenda della bell'Alda commenti e corrobori le vostre idee intorno al medio evo? Non è vero, signor Carlo, che nelle tradizioni popolari c'entra quasi sempre un fosco barone a far la parte da tiranno?
- Io pensavo, rispose Carlo, alla ingenuità ed alla freschezza di queste fantasie, che per tale rispetto si accostano alle creazioni degli artisti più sommi, e le contrappongono alle nostre spasmodiche invenzioni, nè il paragone mi pare favorevole a quest'ultime.
La conversazione divenne generale e festevole, cosicchè senza accorgercene giugnemmo ad Avigliana. Visitate le rovine del castello, andammo tosto alla riva dei due laghetti, desiderosi di trovare una barca per farvi una gita sopra. Ma barche non ce n'erano, tranne una col fondo sconquassato, nè ci appariva persona a cui rivolgerci.
La signora Giuseppina fu la prima a scorgere una giovinetta che faceva la calza, e guardava due o tre vacche pascolanti poco lungi. - Non sapreste additarci, le disse, dove si possa trovare una barca?
- Barche non ve n'hanno, rispose la villanella; quella di mio padre è sfondata, e non ve ne sono altre.
- Pazienza, ce ne ritorneremo senza veder nulla.
- Oh se fosse in Inghilterra! esclamò Giorgio.
- Tanto fa, soggiunse la villanella; il campanile non si vede più.
- Quale campanile? domandò Giuseppina.
- Oh bella! il campanile del lago.
- Ma io non vi capisco.
Noi ci eravamo raccolti intorno alla contadina, la quale arrossì un poco vedendo tanta gente coll'abito fino; e soi volse per andarsene. Io sorrideva sotto i baffi guardando la signora.
- Fermatevi, bella giovane: avete paura di noi? le disse Giuseppina.
- Oh paura di che? rispose ancor più rossa la fanciulla.
- Ebbene, diteci che cosa significhi questo campanile del lago.
- In due parole le dico tutto. Avigliana una volta, ma gli è un pezzo, era qui dove ora sono i laghi. Correva voce che gli abitanti fossero cattivi, che avessero molti peccati addosso, maltrattassero i poveri e facessero poco bene. Ora una sera d'inverno, ecco viene un vecchio pellegrino vestito di bianco a domandare ricovero per una notte. E' faceva freddo assai, nevicava, e per soprappiù il pellegrino non aveva mangiato di tutto quel giorno. Picchia alla porta del medico, domanda la carità, e viene scacciato; picchia alla porta del notaio, del curato, del fattore, picchia insomma ad ogni uscio e ad ogni porta e dappertutto gli sono risposte cattive parole, dappertutto lo caccian via. Bussa finalmente alla casetta d'una vecchierella che abitava là su quella via che è tra un lago e l'altro. La vecchia apre al pellegrino, gli accende il fuoco, gli dà a mangiare quel po' che avea; il pellegrino mangia, beve, la ringrazia e va a dormire, dicendo: domattina uscite fuori e guardate attorno. La vecchia, levatasi il mattino, non trova più il pellegrino; esce fuori; ed invece del villaggio, vide questi due laghi, e la sua casetta intatta, e il campicello fiorito ancorchè fosse d'inverno.
- Il pellegrino era nostro Signore.
- Una volta, dice mio padre che si scorgeva ancora il campanile e i tetti di qualche casa; ora non più. E i laghi sono tanto fondi che nessuno finora ha saputo misurarli.
Detto questo, la contadinella se ne fuggì lesta come una gazzella.
- Era questa la vostra storia? disse la signora Giuseppina voltandosi a me.
- Sì, mia signora, ripresi, e sono contento che l'abbiate udita per altra bocca. Io forse ci avrei inserito qualche fiore rettorico, e m'avreste incolpato di esercitare anche con voi il mio vezzo di novelliere.
1847.