La Valle di Susa

In Valle di Susa nel fluire della storia sono passati grandi personaggi e sono state elevate insigni testimonianze di cultura: la Sacra di San Michele, l'arco di Augusto, la chiesa di S. Restituto. Le montagne hanno fatto corona a questi transiti e incorniciano queste memorie; di esse così ha scritto Onorio di Autun: "I monti sono patriarchi e profeti: essi parlano e insegnano come maestri raccolti nel silenzio".

Le costruzioni romane, le abbazie benedettine, i castelli e i forti sono un'eredità  e un monito per l'uomo di oggi, che al suo sopraggiungere a queste longitudini è invitato ad abitare nelle opere d'arte e dopo questo soggiorno diventare migliore. Ogni luogo deve peraltro essere vissuto per ciò che esso significa: e giustamente Nicolò s Gomez Dàvila ha osservato che le cattedrali non sono nate per incrementare il turismo.

Aspetti in cima e ai piedi dei monti, scritti con la luce della valle, vestigia di glorie antiche e risorse "per il nostro tempo.

Dal ristretto delle visite (1621/1744):

Il luogo di Cella nel 1670 non faceva ancora comunità distinta, ma tuttavia unita col luogo di Ciavria o sia Capriarum.
Tutto il luogo è diviso in varie borgate che sono: Cella, Novaretto, Buffa, Sala e Campo Ambiardo.

Cella è la principale ma situata in monti altissimi e asprissimi. Tutti gli abitanti di questa, come dice Henriello nel 1670, sono molto distanti dalla Parrocchiale.
Il Parroco ha titolo di Priore e i suoi redditi consistenti in terre, decime e incerti si calcolavano nel 1632 a scudi trecento. Le decime qui si pagano a ragione di uno per quaranta.

Dice Gabuti nel 1716 che i beni di questa Parrocchia sono descritti nel Nuovo Catasto della comunità di Cella. Dal che si capisce che Cella con le sue borgate già allora faceva comunità distinta da Ciavria.

La Chiesa Parrocchiale è sotto il titolo di Santa Maria della Stella. Onde la Santissima Vergine è Patrona Titolare del luogo solennizzandosi a tal titolo con speciale culto la Festa dell’Assunta. Non consta della Consacrazione e pure si fa l’officio della Dedicazione il 16 febbraio con Festa di Popolo ed Ottava.
Vi sono in essa tre Altari, tutti proprii dei Parrocchiani col corpo della Chiesa.
L’Altare maggiore: Santa Maria della Stella, era consacrato, ma trasportandosi al sito presente restò disconsacrato per avere rotto il sigillo. Vi è eretta la compagnia del Sacramento.
All’Altare laterale dell’Epistola è eretta la Compagnia del Rosario. L’altro Altare laterale dell’Evangelio è intitolato a Sant’Antonio da Padova e a San Grato.

La Cappella campestre di Santa Maria della Neve è descritta nel 1698 dal Carroccio così: sita in un atrio scavato nel Monte Piramide nel quale visse San Giovanni Arcivescovo di Ravenna.
Gabutti nel 1716 l’interdisse perché doveva essere riparata.

La Cappella campestre dei Santi Carlo e Maurizio essendo situata in Campo Ambiardo serve per gli abitanti di quella borgata.
La Cappella campestre di San Grato essendo situata nel territorio di Cella in borgata Sala serve per gli abitanti del luogo.
La Cappella campestre di Sant’Anna essendo situata in borgata Buffa serve per gli abitanti vicini, vi è ivi il Cimitero (si costruiva nel 1716).

GIGI

Belletto, Vignale, Carroccio, Gabuto ed Henriello sono i Visitatori che a nome dell’Abate Commendatario visitavano e tenevano sotto controllo tutte le terre di proprietà dell’Abbazia

Articolo precedentemente pubblicato su Sacra Informa Pasqua 2013 (Anno 21 (20) n. 1)
Nella foto, pellegrini davanti alla Grotta di San Giovanni Vincenzo il 18 agosto 1919

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