La Valle di Susa

In Valle di Susa nel fluire della storia sono passati grandi personaggi e sono state elevate insigni testimonianze di cultura: la Sacra di San Michele, l'arco di Augusto, la chiesa di S. Restituto. Le montagne hanno fatto corona a questi transiti e incorniciano queste memorie; di esse così ha scritto Onorio di Autun: "I monti sono patriarchi e profeti: essi parlano e insegnano come maestri raccolti nel silenzio".

Le costruzioni romane, le abbazie benedettine, i castelli e i forti sono un'eredità  e un monito per l'uomo di oggi, che al suo sopraggiungere a queste longitudini è invitato ad abitare nelle opere d'arte e dopo questo soggiorno diventare migliore. Ogni luogo deve peraltro essere vissuto per ciò che esso significa: e giustamente Nicolò s Gomez Dàvila ha osservato che le cattedrali non sono nate per incrementare il turismo.

Aspetti in cima e ai piedi dei monti, scritti con la luce della valle, vestigia di glorie antiche e risorse "per il nostro tempo.

Dal ristretto delle visite (1621/1744):

Sebbene Novaretto sia una semplice borgata di Celle e non faccia parrocchia distinta da quella di Cella fa però figura, in qualche modo, di parrocchia e di terra separata.

In questa borgata, sulla strada pubblica eravi anticamente una Cappella sotto il titolo dei Santi Rocco e Sebastiano, distante dalla Parrocchiale di Cella due miglia di salita.

Belletto, 16 settembre 1621, ordinò: «essendo il luogo di Novaretto lontano dalla Parrocchiale di Celle ed essendo per gli abitanti difficile raggiungerla, non possono ricevere i Sacramenti, partecipare alle Sante Messe, fare i Funerali e ricevere il Battesimo, quindi per mio mandato si deve allargare la Cappella e nel terreno vicino costruire il Cimitero in modo che possano seppellire i cadaveri». La Cappella fu subito ampliata e riedificata colle collette dei borghigiani e col sussidio di fiorini 700 dati dal Cardinale Maurizio.
La Cappella fu anche fornita di una buona rendita, come dice Henriello, il quale soggiunge: «due massari eletti per la cura della Cappella e beni nel territorio e il mantenimento di un Cappellano che deve risiedere nella borgata e stipendiato con libre 165 con abitazione, utensili, legna e colletta di grano e vino per ogni anno e deve applicare una Messa nei giorni festivi».
Sebbene in questa Cappella colla suddetta autorità siavi innalzato il fonte battesimale, stabilito il cimitero e vi si conservi il Viatico, però il Priore di Cella per conservarsi la sua superiorità permette tenersi in quel Fonte la sola Acqua Battesimale e nelle occasioni porta egli il Crisma e l’Olio dei Catecumeni e viene a presenziarvi di persona, sebbene con varie liti coi borghigiani intorno agli emolumenti.

Le anime di questa borgata e vicinanze nel 1624 ascendevano a 200. Nel 1716 tutto il territorio della Parrocchia di Cella, incluso Novaretto, faceva anime 806.

Belletto, Vignale, Carroccio, Gabuto ed Henriello sono i Visitatori che a nome dell’Abate Commendatario visitavano e tenevano sotto controllo tutte le terre di proprietà dell’Abbazia

Articolo precedentemente pubblicato su Sacra Informa Settembre 2013 (Anno 21 (20) n. 2)

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