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SCHEGGIA DI CULTURA — SABATO 13 OTTOBRE 

La storia della Sacra ormai la conosciamo, la sua struttura ormai ci è nota, gli affreschi ci sono familiari. O forse no.

Spesso non abbiamo il tempo di soffermarci a pensare, immaginare, vedere con gli occhi della mente come doveva apparire questa bella abbazia ai tempi dei “ neri” (così erano chiamati i monaci clusini che la abitavano all'inizio del XI secolo, per via del colore delle loro tonaca nero appunto).
Per un pomeriggio chiederò a chi vorrà seguirmi, di dimenticare le rumorosissime e indaffaratissime giornate, di immaginare un salto nel tempo; faremo un piccolo viaggio per scoprire un po' di quello che l’abbazia ogni giorno ci mostra e che non siamo in grado di cogliere.

L’ingresso inizialmente era posto alla sinistra della statua dell’Arcangelo, il portone che siamo soliti attraversare verrà costruito in un secondo momento. All’inizio della scala era posto un campanello per annunciare l’arrivo degli ospiti che potevano anche essere scorti tramite una finestra (ora murata) che dava sulla scala principale.
Dopo i saluti e un momento di ristoro, qualcuno dei padri ci avrebbe accompagnati in chiesa, dove il volto di uno dei mastri costruttori ci osserva dall’alto e un bacco gaudente ci invita, da uno dei capitelli, ad andare a sbirciare in quello che viene chiamato il coro vecchio ma che nasconde parte della storia dell’abbazia, con le sue finestre murate, le porte nascoste e gli affreschi adattati con l’evolversi della costruzione (a esempio il vestito della Madonna che protegge i pellegrini e i nobili non è proprio tutto uguale, avvicinatevi...).

Ma non è possibile non raccontare nulla dello scalone e del basamento che ospitano due dei tre diavoletti rappresentati all’interno dell’abbazia. Cerchiamoli; ognuno di loro ha una storia da raccontare e noi, in questa scheggia, abbiamo tutto il tempo per starli ad ascoltare.
Andiamo adesso a dare un’occhiata al muro esterno che dà sulla valle, muro dove possiamo vedere l’ingresso, ormai chiuso, alla precedente sacrestia e i resti di un affresco che probabilmente era stato posto in quel luogo per essere visto dai viandanti nella valle come simbolo di benedizione.

La nostra esplorazione proseguirà scendendo scalino dopo scalino, fino ad arrivare alle fondamenta, alla cantina e a una piccola stanza che... no di questa non svelo nulla, vi aspetto per scoprirla insieme... sabato 13 ottobre, ore 15.00!

(fonti A. Prearo- L. Arioli)

Elisa Ghidini

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