Rassegna Stampa

Una raccolta di articoli dai principali quotidiani riguardo la nostra amata Sacra!

Nel nostro viaggio negli archivi storici de La Stampa, lasciamo i fasti degli anni '30, dei quali abbiamo già riferito in questi ultimi giorni, per passare a soltanto mezzo secolo più tardi, quegli anni '80 nei quali, purtroppo, da luogo d'orgoglio l'abbazia ritorna a essere purtroppo in grave crisi, in termini tali per cui, leggerete, qualcuno arrivò addirittura a descriverla come "un monumento in sfacelo da demolire". FOLLIA!
Fortunatamente, e a dispetto di tale poco lungimirante e rispettosa analisi, nei successivi anni '90, per così come già ripercorso attraverso numerosi articoli tratti dal Sacra Informa di quel periodo, grazie a padre Antonio e a molti volontari di buona volontà, la Sacra poté tornare a risplendere, e a risplendere per così come anche oggi tutti noi la conosciamo!

Buona lettura... e non arrabbiatevi troppo! Fortunatamente ormai è Storia!

Grido d'allarme per l'antica abbazia, uno dei simboli del Piemonte

La Sacra di San Michele in pezzi

Negligenza e intralci burocratici ritardano interventi conservativi più che mai urgenti - I vecchi serramenti cambiati a metà, i canali di gronda scolano sul muro, l'acqua piovana filtra dal tetto - Rovinata la strada d'accesso

 

Mentre i restauri di Palazzo Carignano e di altri importanti edifici proseguono con lentezza esasperante nonostante le sollecitazioni di personalità della cultura, da un altro monumento, simbolo del Piemonte, si leva un grido d'allarme per i guai che disinteresse, burocrazia e conflitti di competenze incominciano a provocare. E' la Sacra di San Michele, quasi mille anni di età (e li dimostra), complesso di fabbricati e ruderi che dai 962 metri del monte Pirchiriano domina tutta la Val di Susa e la pianura di Torino. Per secoli centro di cultura (nel Medioevo fu uno dei più potenti monasteri fortificati), passata poi ai Savoia, dal 1836 fu affidata da Carlo Alberto ai Rosminiani che ancor oggi vi abitano, ridotti ad una comunità di quattro persone.
La Sacra (o Abbazia della Chiusa) è meta di un sostanzioso flusso turistico, religioso e laico: nella buona stagione lo visitano anche 6-7 mila persone la settimana. La manutenzione, dato che gli edifici sono proprietà dello Stato, è affidata al Provveditorato alle opere pubbliche per il Piemonte e, per il valore storico ed artistico del complesso, alla Sovrlntendenza ai monumenti. E qui incominciano i guai, in quanto gli ultimi seri restauri risalgono al 1937-38 dopo quelli, imponenti, fatti eseguire da Carlo Felice nel 1828.
In questi ultimi anni ci sono stati soltanto piccoli sporadici interventi, spesso lasciati a meta, mentre la burocrazia blocca oggi anche i rifacimenti più elementari. Fanno eccezione le opere conservative dopo il terremoto del 5 gennaio '80 (si è consolidato il monastero) ed alcuni piccoli restauri, come la scalinata d'ingresso (peraltro non finita), dove però al caratteristico serpentino verde si è sostituito un antiestetico granito.
Oltre a ciò pochi ritocchi qua e là, come il rifacimento della facciata del monastero: qui, in modo inspiegabile, i canali di gronda sono stati lasciati liberi di scolare sul muro, come se il lavoro fosse stato interrotto a metà. Non solo: nel momento in cui si è scrostata la grande parete, che era quindi coperta con gli appositi ponteggi, a nessuno della Sovrintendenza ai monumenti è venuto in mente di fare quei rilievi storico-artistici che da tempo erano stati richiesti, sfruttando la possibilità di accedere alle strutture dell'edificio. Singolarmente, è stata cambiata soltanto la metà del serramenti, mentre nulla si è fatto ancora per i tetti, ridotti in cattive condizioni soprattutto dalla tramontana che d'inverno soffia con particolare violenza. Quando ci sono i temporali l'acqua filtra nella chiesa, mentre una scala del monastero si trasforma nell'alveo di un torrente.
Il campanile è in condizioni deplorevoli: «Quando c'è vento — dice il rettore della Sacra, padre Borghini — chiudiamo il terrazzo per sicurezza. E' già accaduto che si siano spostate delle lastre di pietra di 60 per 60».
E' stato chiesto di rifare l'impianto elettrico del monastero, ma dal 1980 non c'è stata risposta. Nei lavori di restauro il passaggio degli autocarri ha rovinato la strada d'accesso, ma il Provveditorato non è mai intervenuto. Pare che uno dei funzionari abbia detto che la Sacra «è un monumento in sfacelo da demolire».
Nessuna risposta hanno avuto i rosminiani anche per l'installazione di una piccola teleferica che consentirebbe di non portare a spalle, su per la scalinata, tutto il materiale del convento. Da un paio d'anni in qua sembra che la vita della Sacra si sia fermata.
Eppure nel 1981 si è appreso che erano stati stanziati 780 milioni per i restauri. Sono già finiti tutti questi quattrini? Oppure, come sembra di capire da certe affermazioni, sono stati dirottati su altri restauri che, improvvisamente, sono divenuti più urgenti? Qualcuno dice che la Sacra di San Michele è stata classificata fra i monumenti di seconda o terza categoria, se non tra quelli inutili. Anche il restauro di una vecchia stalla, trasformata in foresteria, ha occupato più di 2 anni (e non è finito). Peggio ancora di quel che succede a Palazzo Carignano. Riuscirà l'abbazia, dopo mille anni e tanti assalti di barbari e predatori, a sopravvivere anche ai burocrati?

Gianni Bisio

15 Agosto 1982

(CC BY-NC-ND 4.0)

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