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Cose che capitano! Cose che capiteranno prossimamente.. Cose che stiamo organizzando. Molto semplicemente cose a cui potrebbe piacerti partecipare o a alle quali potresti dare un tuo personale contributo!

Come ogni mese, il 10 di ogni mese, il Consiglio dell'A.Vo.Sacra si è ritrovato nella Sala a Righe della Sacra per affrontare molte questioni di vario interesse.

Gradito ospite, per tutta la durata della riunione, protrattasi sino a mezzanotte inoltrata, è stato il nuovo Vice Rettore della Sacra di San Michele, don Carlo Stefanazzi, che ha voluto condividere con tutti i presenti un breve momento di riflessione sulla Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Ecco quanto è stato detto...

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 11Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».
13È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? 14Ringrazio Dio di non avere battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, 15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. 16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefanàs, ma degli altri non so se io abbia battezzato qualcuno

(1 Cor 1, 10-16)

Vorrei titolare questa breve meditazione con:

“Essere unanimi in Gesù”

Mi pare che, non si può che acconsentire a quanto stasera ci dice la lettera di Paolo, in quanto sappiamo bene che non c'è nulla di più doloroso di tutto ciò che contraddice la comunione alla quale siamo stati chiamati.
L'esperienza terribile della divisione la percepiamo già nel nostro cuore quando ci accorgiamo della nostra capacità sottile di cogliere anche la minima traccia di male nella vita dei nostri fratelli. A volte ci sembra che la comunione d'amore non possa essere una realtà possibile.

Ma, non dimentichiamo mai che il Signore ci chiama ad essa ogni giorno e, malgrado le nostre resistenze, veri fratelli e sorelle fra di noi.

Direi non solo tra di noi, ma con tutti, anche con chi abita nel nostro paese, proprio come vero segno di fratellanza, quella fratellanza che sempre il Papa ci sollecita.
Se davvero facciamo tutto questo credo che si possa compiere ciò che chiamiamo “il grande mistero della carità”.
Tutto questo deve avvenire sempre sia quando siamo gioiosi, ma anche quando siamo nel dolore.

San Paolo, in un certo senso dice che è importante che tutto questo avvenga attraverso una esperienza di dolore, il salutare dolore della consapevolezza dei nostri peccati.
Se sarà così ci convertiremo insieme dai peccati, e cercheremo  la pace  che solo Dio Padre , può donarci pienamente.
Allora saremo sempre più  consapevoli di essere parte dell'assemblea santa, ma anche di esserlo soltanto grazie alla misericordia che il Padre effonde sulla nostra vita.
Ci accorgeremo meglio di essere tutti fratelli e Figli di un solo Dio che è nei cieli.

Tutto questo possiamo tradurlo anche così, come ci dice l’Apostolo Paolo, quando dice: "il seme se non muore non porta frutto".
Direi proprio che questa è la sapienza dell'evangelizzazione e della fratellanza.

Ma ancora nel brano letto, sono contenute tre domande, che sono poste in modo diverso. La prima può avere risposta sia positiva che negativa, la seconda e la terza solo negativa. Questo è importante perché è l'affermazione che nessun uomo può essere salvato nel nome di un altro, cioè noi siamo di Gesù Cristo e non di un qualsiasi leader del tempo di Paolo o del nostro tempo.
Diversamente Cristo può essere diviso dall'uomo, nel senso che è di tutti e per tutti.  

Nei primi versetti viene data molta importanza al fatto che ci vuole unità di pensiero. Rimanendo vero il valore della diversità, tra di noi, c'è però da considerare che la croce di Cristo deve essere la base comune di tutto. Tutto questo deve essere vissuto personalmente, comunitariamente, e di testimonianza.
Anche voi potete predicare il Vangelo, nel senso che potete portarlo a chi incontrate. E come ci dice l’apostolo Paolo non dobbiamo predicare il modo sapiente il vangelo, ma semplicemente,  perché non venga resa vana la croce.". I nostri discorsi non hanno garanzie di verità; il discorso sapiente è la croce di Cristo, che rivela e sana.
Se facciamo così, avremo una vera comunione di intenti, come anche indicato anche in Fil 2, 5: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù".

La sapienza è la carità e quindi il problema non è quello di una diversità di opinioni, ma di portare tutto nella carità, di uniformare se stessi a Cristo.
Possiamo dire che ci deve essere una esigenza di un'unità che raccoglie tutto, tutto l'essere, l'agire, i pensieri, i sentimenti, la volontà. L'apostolo forse non tende a dirci che dobbiamo lottare per fare emergere l'unità, ma ci dice che questa unità è il punto di partenza.

Non si può transigere: bisogna partire dall'unità di pensiero e di intendimenti, cioè da Gesù; su questo bisogna essere d'accordo. Questa unanimità si può anche trovare in cose piccole: quando preghiamo insieme, pensiamo e diciamo le stesse cose.
Nei nostri incontri e nelle nostre assemblee.
Stare dentro al nome di Gesù significa vivere nella carità e in comunione, ma spesso per noi non è così.

Dobbiamo essere perfetti, come è perfetto il Padre Nostro che è nei cieli. Non dobbiamo aver paura della parola perfezione, perché è opera del Signore come il nostro battesimo, che abbiamo ricevuto.
Quello che ci unisce è Gesù, che è molto più importante di quello che ci divide (Papa Giovanni). Trasmettere il vangelo ad altri, significa liberarli. Con fiducia dobbiamo fare memoria per tutto il giorno di ciò che ci unisce.

Tutto questo specialmente all'interno della vostra Associazione Volontari Sacra di San Michele.

don Carlo

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