San Giovanni Vincenzo, considerato il cofondatore della Sacra di S. Michele, è un santo locale la cui vita si perde fra storia e leggenda. Notizie sulla sua figura si possono attingere dalla tradizione popolare, dalla Vita Sancti Joannes Confessoris e dalla Cronica Monasteri Sancti Michaelis Clusini (sec. XI), nonché da testi minori e posteriori. Di origine ravennate, forse vescovo in quella città, fu contemporaneo di S. Romualdo di cui condivise il percorso ascetico. Egli divenne eremita sulle pendici del Caprasio (di fronte al Pirchiriano), montagna ricca di ricoveri naturali che ancora oggi trasmette suggestioni di pace e spiritualità, nella seconda metà del sec. X. La comunità eremitica del Caprasio è legata, come risulta dai documenti scritti, alla ricostruzione del monastero dei Santi Solutore, Avventore e Ottavio in Torino. Qui godeva di privilegi concessi dal vescovo Gezone.
Santo sicuramente molto amato e venerato dalla gente della bassa Val di Susa, Giovanni Vincenzo è protagonista di alcune belle leggende in cui è rappresentato come destinatario di messaggi divini e collaboratore degli angeli nell'edificazione e consacrazione della chiesa sottostante l'attuale basilica sacrense. Nella liturgia è anche ricordato per aver risuscitato un bambino e questo spiega il ritrovamento, durante gli scavi di ristrutturazione dell'attuale chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio, ed esattamente nella navata laterale corrispondente all'abside della vecchia chiesa romanica, di molti resti di bambini e ragazzi.
Le reliquie di S.Giovanni Vincenzo sono conservate nella chiesa di S.Ambrogio, paese da sempre legato alla Sacra e la festa è celebrata il 21 novembre seguendo una ritualità antica e radicata, trasmessa da una generazione all'altra e gelosamente custodita dalla Società Abbadia.